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lunedì 17 maggio 2010

Sea People - La nascita del nuovo mondo.


La nascita del nuovo mondo:
La studiosa Sacconi afferma che la fine del XIII a.C. è caratterizzata da una serie di avvenimenti che sconvolgono il quadro politico dell'Egitto, della costa siro-palestinese e dell'Anatolia, e le ripercussioni profonde colpirono anche la Grecia. Una delle distruzioni, attribuita ai Dori, è importante per i documenti che provengono dall'archivio di Pilo in Messenia. Il catalogo delle navi dell'Iliade mostra che Pilo era la seconda forza navale dopo Micene, ed era guidata da Nestore. Le tavolette in creta ci sono giunte in perfette condizioni grazie al fuoco che le ha cotte, arrivato sino all'archivio. Si legge di una macchina burocratica dello Stato che registra tutti i beni dello Wanax, racconta gli ultimi giorni di Pilo e manifesta l'angoscia per un imminente pericolo. La città, infatti, è la prima a cadere fra quelle dei regni micenei, seguita da Creta e Micene nel giro di cinquant'anni. Nelle tavolette si intuisce una situazione di emergenza che provoca la requisizione del bronzo dei templi per la fabbricazione di armi. È evidente una grande penuria di metalli poiché solo un terzo dei 270 fabbri presenti in Messenia è fornito di bronzo e in grado di produrre armi. Risulta evidente la completa interruzione delle rotte commerciali marittime. Sacconi descrive il contenuto delle tavolette chiamate O-ka (contingente militare) che raccontano la provenienza del pericolo. I cinque testi (An657,519,654,656,661) trattano della dislocazione, lungo la costa del regno di Pilo, di 10 contingenti di guardie costiere. Dimostrano l'intenzione del palazzo di edificare una serie di osservatori lungo i 150 km di litorale per sorvegliare gli spostamenti delle truppe nemiche. Ogni contingente conta cinque generali, 80 uomini e alcuni ufficiali di collegamento fra le guardie costiere e il palazzo. In quei tempi fu costruito anche un forte bastione difensivo sullo stretto di Corinto. È evidente che il nemico proveniva dal mare, quindi i Dori, ritenuti responsabili degli attacchi, possedevano una flotta potente. Tucidide afferma che gli abitanti della Grecia continentale prima di popolarla erano anch'essi pirati, appartenenti ai popoli del mare, e anche dopo secoli mostravano con fierezza quegli usi e costumi forgiati sul mare. Anche nel poema omerico si chiede ad Ulisse se sia un pirata di Creta, ma la frase non è pronunciata in senso dispregiativo. Molti studiosi affermano che i Dori erano differenziati in tre tribù, e alcuni di loro solcavano i mari prima della migrazione definitiva. Lo testimonia Omero nell'Odissea quando elenca le 5 lingue parlate a Creta: acheo, eteocretese, cidonio, dorico e pelasgico. Nell'Iliade è testimoniato che Rodi (con Tlepolemo) e l'isola di Cos (con altri eraclidi) erano state già dorizzate in epoca micenea. Si arriva così all'ultimo atto delle isole del Grande Verde e dell'Haou-Nebout quando la migrazione totale e definitiva è stata accuratamente predisposta. Gli Haou-Nebout conoscevano perfettamente il Mediterraneo e progettarono una manovra a tenaglia per schiacciare l'Egitto. Il mondo austero e severo dei principi guerrieri, all'apice di una piramide di tipo feudale che ha caratterizzato oltre cinque secoli di storia, viene cancellato e sostituito da confederazioni di libere poleis. I popoli del mare possiedono un atteggiamento di tipo federalista: dalla pentapoli filistea alla dodecapoli etrusca, alla confederazione delle città lice e sarde, alle poleis greche, si tratta di un modello non casuale che dall'Haou-Nebout si propaga, cambiando definitivamente il corso della storia.
Nelle iscrizioni del tempio di Medinet-Habu si legge: "i paesi stranieri ordirono un complotto nelle loro isole, e la guerra si diffuse in tutti paesi e li sconvolse, e nessuno poté resistere alle loro armi, a incominciare da Khatti, Kode, Danu e Weshesh". Gli egizi non lasciano dubbi: è nelle isole che è stata ideata e progettata l'invasione grazie alla perfetta conoscenza sia della geografia dei luoghi che delle forze in campo. A differenza degli Hyksos che 500 anni prima strariparono nel Delta, Ramesse III arginò l'avanzata terrestre e colse una vittoria navale all'interno delle bocche del Nilo. Le navi nemiche penetrarono un braccio del grande fiume, ma le profonde chiglie adatte alla navigazione in alto mare limitarono la capacità di manovra a causa dei bassi fondali. Ramesse III aveva disposto numerosi arcieri sulle rive e arpionò le navi nemiche con funi immobilizzanti. Un gruppo di manovrabili imbarcazioni egizie ebbe la meglio, e questa trappola consentì al faraone di catturare i nemici e disperdere nel mare le armi.
Una riflessione è indispensabile: come è possibile che le isole dell'Egeo avessero potuto scatenare un tale spropositato evento? Non possiamo dimenticare che tempo prima tutti i più grandi potentati micenei, compresa Creta, non erano riusciti in 10 anni a piegare la resistenza di una sola città se non con l'astuzia di Ulisse. I riscontri archeologici confermano una scia di distruzione ma gli storici, che minimizzano il fenomeno dei popoli del mare, parlano di crisi politico-sociali, con rivolte interne e disgregazione degli stati. Questa è ad esempio la teoria di Gardiner sugli Ittiti. Ma non si può pretendere che fenomeni di crisi interna siano dilagati ovunque. Gli eserciti Ittiti di Arzawa, Karkemish e altri, per quanto affamati e ridotti nei ranghi, dovevano sempre rappresentare una macchina bellica la cui forza non poteva essere annientata da bande di pirati e razziatori. L'intera civiltà mediterranea fu completamente ridisegnata. Sarà anche una profonda rivoluzione di contenuti, col nuovo mondo nascerà l'alfabeto che utilizziamo e che permetterà all'accesso alla scrittura facendo crollare il mondo degli scribi, così esclusivo ed elitario. È un intero sistema che si dissolve, ed inizia l'ultima era dell'uomo: quella del Ferro.


Nella foto in alto un bassorilievo scolpito nel tempio di Medinet Habu

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