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sabato 22 dicembre 2012

Emergono scoperte eclatanti dalla necropoli di Verrucchio


Emergono scoperte eclatanti dalla necropoli di Verrucchio

di Martina Calogero

Nel 2012 Verucchio ha ospitato l’incontro internazionale “Immagini di uomini e donne dalle necropoli villanoviane” per fare il punto sulle clamorose scoperte e sugli studi interdisciplinari nati dai recenti scavi archeologici che hanno indagato le necropoli di Verucchio. Tra ostentazione di ricchezza, orgoglio di casta e culto dell’immagine, gli aristocratici che comandavano Verucchio sapevano bene come farsi identificare. Fossero donne di rango o guerrieri, questi villanoviani risolsero la differenza tra simboli del potere e prestigio sociale, riflettendo negli oggetti posseduti e messi in mostra un codice di dominio condiviso e compreso dai loro pari.
La ricchezza delle tombe, la scelta e la disposizione degli oggetti dei corredi, i complessi rituali funebri tramandavano un messaggio forte e inequivocabile per ricordare chi erano e cosa erano destinati ad essere i signori di Verucchio. Il sito di Verucchio ha offerto molte informazioni sull’età del ferro in Italia e le nuove informazioni emerse dall’ultima campagna di scavo, effettuata con le tecnologie di ricerca più moderne, hanno aperto nuovi scenari e dato vita a stupefacenti ipotesi interpretative.
Questi sono stati i temi sui cui si sono confrontati i più famosi studiosi di protostoria durante l’incontro internazionale a Verucchio, organizzato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna e dal Comune di Verucchio con l’intenzione di rendere note le stupefacenti scoperte emerse negli ultimi cinque anni e valutare con archeologi, antropologi, chimici, botanici e specialisti della metallurgia antica le possibili strade da percorrere nella ricerca.
I corredi funebri dei villanoviani che vissero a Verucchio tra l’ottavo e il settimo secolo a.C. trasmettono tutt’oggi ruoli, identità e funzioni di una classe dominante che si racconta attraverso le proprie cerimonie funerarie. Troni, abiti, armi e gioielli di grandissimo valore, rappresentano spesso pezzi unici, testimonianze straordinarie che tramandano preziose informazioni sia sull’abilità degli artigiani che li realizzarono che sul prestigio dei committenti.
Le ricerche archeologiche – condotte fra il 1969 e il 1972 e riprese organicamente e continuativamente dal 2005 ad oggi – hanno portato alla luce seicento tombe, risalenti a un periodo compreso tra il nono e il settimo a.C., ripartite in quattro sepolcreti. Gli studiosi sono quasi sicuri che l’utilizzo di questi sepolcreti fosse prerogativa delle famiglie aristocratiche: lo testimonia il numero complessivo delle tombe, ridotto in relazione a quello delle generazioni che le hanno usate, e in particolare le caratteristiche delle tombe, ricche di elementi che indicano potere, rango e ricchezza.

Gli scavi archeologici hanno ritrovato migliaia di pregiati oggetti in bronzo, ferro, vimini, legno e ambra. Ancora più significativo del reperto in sé sono i dati che provengono dallo scavo, a prescindere dall’effettiva presenza della testimonianza, come i numerosi troni di legno a grandezza naturale, di cui si è conservata solamente la sagoma visibile nell’argilla, o le tracce dei tessuti che ricoprivano i grandi vasi che contenevano le tombe: testimonianze invisibili che con le tradizionali tecniche di scavo sarebbero stati tralasciati.
Gli antichi consideravano la sepoltura come uno strumento per trasmettere messaggi ai propri contemporanei. Gli uomini e le donne importanti che governavano Verucchio fra il nono e il settimo a.C. rafforzavano il proprio potere e davano una chiara immagine di sé attraverso le cerimonie funebri e i corredi situati nelle sepolture. Gli oggetti non venivano scelti casualmente, ma erano selezionati accuratamente e disposti seguendo regole precise. Esaminando la necropoli, i ricercatori stanno ricostruendo progressivamente queste immagini e decifrando il linguaggio simbolico.
Per esempio, è stato confermato che mentre l’urna cineraria raffigurava simbolicamente il defunto, gli oggetti bruciati nel rogo funebre rappresentavano il suo stato reale al momento del decesso. Il valore simbolico del cinerario spiega perché venisse ricoperto con abiti ingioiellati e ricamati. Nelle tombe maschili, l’urna era arricchita da armi, mentre in quelle femminili da strumenti per la tessitura: questi reperti sono sovente riproduzioni in materiali pregiati o sono inutilizzabili nella quotidianità, come le conocchie in ambra o gli elmi in lamina finissima.
L’analisi del rogo funebre riproduce quello che il defunto rappresentava realmente al momento del suo decesso. Significativo è l’esempio della sepoltura contemporanea di due bambini: la loro immagine è restituita attraverso l’armatura da futuri guerrieri, mentre l’assenza delle armi tra i manufatti posseduti realmente e bruciati significa che sono morti prima di assurgere al ruolo che gli spetta per ragioni ereditarie. Ugualmente, la rappresentazione simbolica riferita alle bambine anticipa il ruolo che sarebbe stato destinato loro da adulte.
Il convegno tratterà anche l’eccellenza della produzione artigianale e artistica. Infatti, Verucchio non costituiva solamente un centro di scambi commerciali: le indagini hanno dimostrato che vi erano botteghe di artigiani capaci di impiegare tecniche complesse e raffinate, come testimoniano le grandi fibule, forse frutto della collaborazione tra esperti del bronzo e dell’ambra. L’innovazione impiegate per risolvere il problema del peso di manufatti di dimensioni così grandi testimonia la loro grande perizia.

Fonte: Archeorivista

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