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martedì 1 gennaio 2013

Rapporti commerciali preistorici: scambio, merce, valore

Rapporti commerciali preistorici: scambio, merce, valore
di Pierluigi Montalbano




Lo scambio
E’ l'incontro tra genti che raccolgono frutti diversi o cacciano differenti animali a creare le condizioni per uno scambio occasionale. “Il baratto e il commercio si sviluppano in regioni a prodotti differenziati, in cui macchia e spiaggia, foresta e pianura, montagna e vallata si offrono vicendevolmente prodotti nuovi incoraggiando scambi reciproci”.
Il commercio è poco sviluppato quando le condizioni della zona sono cosi uniformi che non c'è ragione che un distretto scambi beni con un altro. L'origine dello scambio va ricercata, dunque, al di fuori dell'unità sociale primitiva. Predominano, in una fase primitiva, l'aiuto reciproco e la cooperazione del lavoro, che escludono lo scambio. Il servizio di ciascuno alla comunità è stabilito sulla base dell'uso: muta con l'età, il sesso e il grado di parentela. Ma è indipendente dalla ricerca di una controprestazione che costituisce, invece, la caratteristica essenziale dello scambio.

I popoli che conoscono male la natura, le origini, le condizioni di produzione, l'uso esatto di un prodotto che ricevono “in cambio” di un altro prodotto, si lasciano governare dall'arbitrio, dal capriccio o dal caso nella determinazione di questo scambio.
Lo scambio può derivare sia dalla comparsa fortuita di un sovra-prodotto sia da una crisi brusca dell'economia primitiva (carestia). In ambedue i casi, il gruppo primitivo che conosce l'esistenza dei gruppi vicini cercherà di stabilire rapporti di scambio sia con mezzi di rapina sia con mezzi pacifici. L'incontro di due surplus occasionali, diversi per qualità naturali, per utilità, per valore d'uso, crea le condizioni più normali di un'operazione di scambio.


Baratto silenzioso e doni cerimoniali
Quando un gruppo primitivo dispone regolarmente di un surplus di un prodotto qualsiasi, dopo aver soddisfatto i suoi bisogni di consumo, inizia una serie di operazioni di scambio più o meno regolari. La determinazione di rigide regole di scambio non è che il punto di arrivo di una lunga transizione che parte da una situazione in cui lo scambio sporadico viene praticato senza una misura esatta. Ai due modi di rifornimento di prodotti esteri - lo scambio e la guerra - corrispondono presso i gruppi primitivi due forme transitorie di scambio: il dono cerimoniale e il baratto silenzioso. I contatti tra gruppi primitivi non sono quasi mai tra gruppi di forze eguali. Implicano relazioni al limite dell'ostilità e l'esperienza insegna ai gruppi più deboli che è preferibile fuggire all'avvicinarsi di stranieri temibili. Insegna a questi ultimi che decimando gruppi più deboli, di cui si desiderino i prodotti, si rischia di perdere ogni possibilità di procurarseli. Così si stabiliscono rapporti di scambio regolati convenzionalmente che vengono designati col termine di baratto silenzioso. Il gruppo più debole depone i prodotti destinati allo scambio in un luogo deserto e sparisce finché l'altra parte non abbia lasciato i suoi prodotti nello stesso luogo. All'interno di un popolo in una prima fase mancano i rapporti di scambio.
Il cibo e altri oggetti di prima necessità non vengono scambiati, ma divisi. Esistono doni e regali (oggetti preziosi, talismani, ornamenti) che vengono convenzionalmente contraccambiati senza che si effettui un calcolo preciso di equivalenza. Ma quando i gruppi si allargano e si diffondono su di un territorio troppo largo per poter essere amministrato sotto una direzione comune, si scindono in tronconi. Lo scambio di regali, si istituzionalizza, si ripete periodicamente in modo cerimoniale e si regolarizza. Il cerimoniale esprime rapporti di interdipendenza materiale reale tra questi sottogruppi, l'uno non potendo sussistere senza l'aiuto dell'altro. La pratica dello scambio cerimoniale può superare i limiti di una tribù ed estendersi. Esprime uno sforzo per stabilizzare rapporti pacifici di cooperazione.
Quando i rapporti cerimoniali di scambio di regali e di baratto silenzioso si moltiplicano e si regolarizzano, elementi sempre più numerosi di misura, di calcolo dei regali scambiati si introducono nella comunità allo scopo di mantenere l'equilibrio economico. Nella maggior parte dei casi la misura esatta della controprestazione, ha una funzione preponderante. Le equivalenze sono persino istituzionalizzate, come appare dal codice di Ammurabi.

Lo scambio sviluppato
Lo scambio sviluppato risulta dall'incontro non più di due surplus fortuiti, ma di un surplus abituale con altri prodotti. Sia il baratto silenzioso sia il dono cerimoniale possono assumere la forma dello scambio sviluppato. Nella società primitiva, in cui l'artigiano non ha ancora acquistato la sua autonomia, può apparire una specializzazione in ragione di particolarità specifiche in un territorio dato. La tribù che abita un tale territorio può dedicarsi in gran parte alla produzione di questa specialità e apparire di fronte alle tribù vicine come uno specialista collettivo. Essa produrrà un surplus considerevole del bene in questione e lo scambierà con i prodotti particolari delle altre tribù. La preistoria indica che gli strumenti di lavoro e gli ornamenti sono i primi prodotti suscettibili di partire in grande quantità da un dato centro di produzione attraverso operazioni di scambio sviluppato. Già nell'epoca della pietra scheggiata erano state organizzate vere e proprie officine di strumenti di pietra.
Con il progresso della produttività del lavoro e la costituzione di piccoli surplus regolari presso numerose tribù e popolazioni vicine, questo sistema di specializzazione regionale può allargarsi in una rete regolare di scambi. Per ciascuna tribù la fabbricazione dei prodotti speciali non rappresenta che un'attività secondaria della vita economica. Quest'ultima resta essenzialmente basata sulla raccolta, sulla caccia, sulla pesca e sull’agricoltura, cioè sulla sussistenza. Coloro che oggi fabbricano vasi, domani devono partire per la caccia o lavorare la terra, se la tribù vuol evitare di soccombere alla carestia.

Il commercio

Con la rivoluzione neolitica, lo sviluppo dell'agricoltura e la costituzione di surplus permanenti creano la possibilità di uno scambio costante con i popoli che non dispongano ancora di tali surplus: lo scambio entra in una nuova fase. Gli scambi abbracciano l'insieme dei prodotti di tutta una regione: fanno la loro comparsa dei mercati locali. Nessun villaggio è più completamente indipendente da un apporto di prodotto esterni. Numerose comunità dispongono di un surplus di beni come alimenti, vasi, stuoie o strumenti di legno che, tramite numerosi mercati locali, arrivano a compratori di altre comunità.
La comunità ben di rado soddisfa tutti i suoi bisogni e il sistema di scambio generalizzato coincide con gli inizi dell'artigianato professionale. Gli artigiani che abbandonano sempre più il lavoro agricolo ricevono la sussistenza come ricompensa dei loro servizi. Lo scambio all'interno del villaggio o della tribù resta dunque rudimentale. Alcuni artigiani ricevono annualmente dalla comunità del villaggio una certa quantità di cibo, di oggetti di vestiario e di ornamenti come ricompensa del loro lavoro globale; altri sono aiutati dai membri della tribù nel lavoro effettuato sui campi. In entrambi i casi, non si tratta di uno scambio in senso stretto.
Lo scambio generalizzato tra villaggi, tribù, popolazioni diverse si effettua in modo più o meno collettivo tramite gli stessi produttori, tramite una parte della comunità (per esempio le donne) o tramite i rappresentanti della comunità. Non costituisce ancora di per sé un’attività economica specializzata: dovunque un'industria fosse organizzata in piccole unità artigianali e le merci fossero fabbricate in piccole quantità o su ordinazione, i produttori e i consumatori potevano trattare reciprocamente senza l'intervento di un commerciante. Non solo il fabbro o il vasaio del villaggio, ma anche il macellaio o il fornaio delle città si vendevano reciprocamente i loro prodotti. Questa situazione si modifica con la rivoluzione metallurgica. I primi metalli che l’uomo seppe utilizzare, il rame e lo stagno, non si trovano in tutti i paesi, e soprattutto non in quelli che, grazie all'agricoltura mediante irrigazione, videro il primo fiorire della civiltà.
Le miniere sono localizzate in regioni ben definite soprattutto in zone montagnose e per acquistare questi minerali, i popoli agricoli che disponevano di surplus di viveri, di tecniche e di tempo sufficienti, dovevano andare a cercarli dove si trovavano. Lo scambio su grandi distanze non poteva più essere una attività complementare accanto all'artigianato e all'agricoltura. Si era prodotta una nuova divisione del lavoro, la pratica dello scambio si era separata dalle altre attività economiche: era nato il commercio. Presso i popoli primitivi, la rivoluzione metallurgica fa coincidere la comparsa dell'artigianato professionale con la generalizzazione degli scambi.
I primi artigiani completamente distaccati dai lavori agricoli sono probabilmente fabbri viaggianti. Presso alcuni popoli la rivoluzione metallurgica, rendendo autonomo il commercio, lo separa definitivamente dall'artigianato. Sin dall'età del rame, il commercio si sviluppa particolarmente nella prima civiltà predinastica egiziana; nella prima civiltà cosiddetta prediluviana in Mesopotamia; nella più antica civiltà scoperta nella località di Troia nell'Asia Minore; nella civiltà cretese-micenea in Grecia. Si può ipotizzare che il commercio fu inventato contemporaneamente all’aratro, cioè nello stesso momento in cui si verificano nell’agricoltura i notevoli cambiamenti determinati dalla rivoluzione metallurgica.
Con l’età del bronzo, lo sviluppo dei rapporti commerciali diventa la condizione pregiudiziale per l'utilizzazione produttiva delle conoscenze tecniche. I giacimenti di rame e di stagno disponibili in quell'epoca hanno dato il via agli scambi professionali fra i popoli mediterranei che si dedicavano alla fabbricazione di oggetti di bronzo. Dall’India alla Scandinavia, c'erano infatti solo quattro regioni in cui si potessero trovare simultaneamente questi due metalli, cioè il Caucaso, la Boemia, la Spagna e la Cornovaglia. Ora, l’Età del Bronzo non è nata in nessuna di queste quattro regioni. I popoli che hanno presieduto al suo sviluppo, per ottenere questi preziosi metalli dovettero organizzare vaste spedizioni commerciali; a meno che non fossero spedizioni periodiche di brigantaggio, come quelle che sottomisero all'Egitto della seconda dinastia le miniere della penisola del Sinai.
Il carro a ruote e la nave a vela sono invenzioni che datano dall'Età del Bronzo e accompagnano i progressi della civiltà in tutto il mondo antico. Carovane regolari collegano l'Egitto alla Mesopotamia attraverso la penisola del Sinai, la Palestina e la Siria, collegano la Mesopotamia all'India attraverso l'Iran, la parte settentrionale dell'Afghanistan e la valle dell'Indo, vaste relazioni commerciali vengono allacciate tra il Mar Baltico e il Mediterraneo, tra la valle del Danubio, la pianura della Pannonia e le isole britanniche. Quando il commercio internazionale si stabilizza e diviene pacifico, resta tuttavia un affare di Stato e all'inizio è praticato per il tramite di commercianti funzionari. Un porto-deposito neutrale assicurerebbe l'incontro tra due nazioni.

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