Diretto da Pierluigi Montalbano

Ogni giorno un nuovo articolo divulgativo, a fondo pagina i 10 più visitati e la liberatoria per testi e immagini.

Directed by Pierluigi Montalbano
Every day a new article at the bottom of the 10 most visited and disclaimer for text and graphics.
History Archaeology Art Literature Events

Storia Archeologia Arte Letteratura Eventi

Associazione Culturale Honebu

Translate - Traduzione - Select Language

domenica 16 febbraio 2014

Archeologia. Il simbolo della clessidra.

Il segno a clessidra
Donatello Orgiu


La cosiddetta figura a clessidra è uno dei segni geometrici che compare abbastanza di fre-quente nelle decorazioni dei manufatti e monumenti preistorici e, contrariamente a quanto può sembrare a prima vista, il simbolo fu probabilmente suggerito da fenomeni osservati innatura. Su questo segno la Gimbutas scrive:
“il triangolo è la vulva (il triangolo pubico) e la clessidra è formata da due triangoli uniti agli apici. Queste forme geometriche diventanoantropomorfe aggiungendo testa o seni, braccia e gambe. Ma non sono braccia umane bensì di uccello quelle aggiunte alle figure a clessidra. Il triangolo e la clessidra sono simboli della Dea nella sua epifania di uccello da preda”.

Conclude poi affermando che due triangoli congiunti sono una forma di “antropomorfismo semplificato della Dea della rigenerazione nelle sembianze di rapace”. Pur accettando sostanzialmente l’ipotesi della Gimbutas,si può altresì ipotizzare che l’origine del segno a clessidra risieda nella visione dualistica dell’esistenza. Come afferma la studiosa, il triangolo potrebbe indicare la vulva, la vita, la forza creativa e il femminile, perciò il secondo triangolo rovesciato potrebbe acquisi-re un significato opposto, non più di vita ma di morte, non più femminile ma maschile ecc. Il simbolo così composto confermerebbe, in fondo, ciò che asserisce la Gimbutas: la morte è contrapposta alla vitae in fondo risultano “inseparabilmente unite”. Come già detto, sono sostanzialmente d’accordo con la studiosa sul significato del segno anche se ritengo che la sua originenon derivi dalla riproduzione
del triangolo pubico, ma da uno schema suggerito dal movimento apparente del Sole e della Luna. In precedenza abbiamo visto che i punti di levata e di tramonto del sole sull’orizzonte durante l’anno si spostano: quando sono in crescita essi si muovono da sud verso nord mentre nel periodo di calo da nord verso sud. Si può inoltre notare che il punto in cui sorge il Sole al solstizio estivo(S.E.) è opposto a quello in cui tramonta al solstizio invernale(S.I.), così come il punto in cui sorge al S.I. è opposto a quello del tramonto al S.E. (Fig.1 e 2).

Di conseguenza la postazione da cui si osserva l’alba al S.E. diventa teoricamente, dopo sei mesi, il punto in cui tramonta il Sole al S.I., osservato, quest’ultimo, da quel punto che, sei mesi prima, era di riferimento per l’alba del S.E., così come il punto di osservazione dell’alba del S.I. diverrà il punto di riferimento per il tramonto al S.E. (stesso discorso è valido per il ciclo draconico della Luna).Se l’osservazione ha luogo da una postazione fissa, queste due linee solstiziali si incrociano sul punto in cui è collocato l’osservatore formando un segno a “X”. Aggiungendo al segno a X due segmenti, uno sopra e uno sotto, per rappresentare il tratto di orizzonte calcato dagli astri, i segmenti chiuderanno i triangoli formando, appunto, una clessidra che risulterà composta da due triangoli, uno formato dalle due albe solstiziali che può essere coerentemente ricondotto al concetto di vita che inizia, di forza creativa e di femminile (quindi anche al triangolo pubico); l’altro dai due tramonti solstiziali che rimanda all’idea di morte, di di-struzione e di maschile. Il simbolo della clessidra concepita in tal modo si forma sulla base di idee di natura dualistica dove Morte (= tramonto) e Rigenerazione (= alba) si ritrovano,come afferma la Gimbutas, “inseparabilmente unite”. Le zampe d’uccello che solitamente caratterizzano la clessidra fanno pensare ad una natura uranica della figura, confortando l’ipotesi che essa si riferisca a divinità celesti come appunto la Luna e il Sole.

La clessidra raffigurata nel coccio di M. Majore (Fig. 3) presenta una linea verticale che divide in due la figura e si prolunga fino a costituirne il collo. Se,come ipotizzo, le linee incrociate rappresentano i punti limite dell’escursione della Luna e del Sole (lunistizi e solstizi) quella centrale diventa, conseguentemente, la linea equinoziale. Si ripete, anche in questo caso, lo schema che abbiamo già visto nel bronzo di Padria (e in una certa misura anche nella parete dipinta di Mandra Antine III): è sempre all’equinozio il punto focale, momento in cui avviene il passaggio tra la stagione invernale e quella estiva e viceversa. Con un po’ di attenzione, si posso-no ricavare indicazioni utili anche da piccoli particolari. Riprendendo il discorso sul fenomeno dei punti su cui sorgono e tramontano la Luna il Sole che si muovono in continuazione durante il loro ciclo, va rilevato che il Sole per giungere ai due estremi impiega sei mesi “in andata” e sei mesi “al ritorno” mentre alla Luna bastano poco meno di 28 giorni per compiere il medesimo percorso (14 “all’andata” e 14 “al ritorno”). Si noti la decorazione della parte bassa del vestito (Fig. 3), in alto è composta da strisce conti-nue orizzontali tendenzialmente arcuate che seguono la curvatura finale della “gonna” mentre la metà inferiore è decorata con dei puntini. La linea che divide in due il vestito e l’intera figura delimita sette file di puntini (in verticale) su ogni parte del vestito. Se immaginiamo la clessidra collocata sul territorio (Fig. 1), le 14 file di puntini impressi sulla “gonna” ripetono i “passi” che la Luna compie quando si sposta dal lunistizio superiore a quello inferiore e viceversa (Fig. 3 e 4).

I piccoli segni impressi nella “gonna” rappresentano i giorni che la Luna realmente impiega per compiere quel tragitto. Anche in questo caso, come nel nuraghe S. Millanu (Fig.5), si ripete l’utilizzo del numero sette con un significato praticamente identico: nel nuraghe con sette filari si passa dalla finestrella equinoziale a quella solstiziale dove il Sole impiega in tre mesi per realizzare il tragitto mentre alla Luna bastano solo sette giorni.
I sette puntini e i sette filari hanno probabilmente il medesimo significato giacché sembrano riferirsi al medesimo fenomeno Si noti, anche, come le linee decorative e il bordo inferiore della “gonna” siano arcuate (Fig. 3).

Il particolare è probabilmente frutto del fatto che l’orizzonte apparecurvo ai nostri occhi. La figura aclessidra di Monte Majore non è probabilmente la stilizzazione del corpo della donna, ma si t ratta, viceversa, della rappresentazione antropomorfa dello schema geometrico dei moti apparenti della Luna e del Sole.

4 commenti:

  1. Mi ha fatto pensare alle decorazioni dei kilim dell'Anatolia. Ricordavo di aver letto tanti anni fa un bellissimo libro sulla scoperta di Chatal Hüyük in cui si parlava tra l'altro della strettissima relazione tra i simboli di quella cultura e i motivi dei kilim. È innegabile l'identità tra questi ultimi e il coccio di cui si parla nell'articolo. Rappresentazione uguale dello stesso fenomeno astronomico o stessa cultura d'origine?
    Grazie per gli stimolanti documenti pubblicati.

    RispondiElimina
  2. recita l'aarticolo:
    La linea che divide in due il vestito e l’intera figura delimita sette file di puntini (in verticale) su ogni parte del vestito.

    La parte sinistra presenta anche dieci (10) incisioni in verticale.
    Non ho capito l'orizzonte artificiale.. Dove si metteva l'osservatore?
    grazie.


    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' indicato nelle figure dov'è posizionato l'osservatore e il suo "orizzonte artificiale".

      Donatello

      Elimina