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mercoledì 19 febbraio 2014

Scoperta una tavoletta mesopotamica in caratteri cuneiformi. Dice che l’Arca di Noè aveva una forma tonda.

Una tavoletta mesopotamica in caratteri cuneiformi dice che l’Arca di Noè aveva una forma tonda.

Un’alluvione catastrofica minaccia l’umanità e Dio si rivolge al suo prediletto rivelandogli come salvare la sua famiglia e gli animali. Deve farli salire in coppia su una nave costruita seguendo precise indicazioni. Sembra il racconto di Noè e dell’Arca, ma non si tratta del testo biblico bensì della traduzione di una tavoletta mesopotamica in argilla, antico 4 mila anni e ricoperto di segni incisi in cuneiforme. A leggerlo e interpretarlo è il curatore del British Museum, Irving Finkel, che ha subito capito di trovarsi di fronte alla descrizione del Diluvio Universale. Tuttavia ha notato un dettaglio originale: nel testo ci sono le indicazioni per costruire una enorme barca di forma circolare.
“È stata una sorpresa scoprire che l’Arca era rotonda”, ha detto lo studioso ai giornalisti dell’Associated Press.

Sul suo blog ha aggiunto: “Nessuno aveva mai pensato a questa possibilità. La tavoletta descrive il materiale necessario per costruirla: corda in fibra di palma, nervature di legno e tinozze di bitume bollente per rendere il vascello impermeabile. Il risultato è un tradizionale coracle (una barca fluviale tondeggiante, tuttora usata nel Regno Unito e in Oriente), ma di dimensioni gigantesche, con una superficie di 3600 metri quadrati, equivalenti a mezzo campo di calcio, con pareti alte 6 metri. La quantità di corda necessaria, se distesa in linea retta, collegherebbe Londra a Edimburgo”
L’Arca rotonda, sigillata con il bitume, non sarebbe affondata e sarebbe scivolata sulle acque tempestose di quella disastrosa alluvione. “Non doveva navigare ma solo galleggiare, e ancora oggi è conosciuta in Iran e in Iraq per trasportare il bestiame da un lato all’altro dei fiumi”, ha detto Finkel al quotidiano The Telegraph. Ma la sua traduzione ha fatto infuriare i gruppi cristiani fondamentalisti e creazionisti, religiosi che ritengono la Bibbia un testo sacro da prendere alla lettera. Per questi, la Genesi è da contrapporsi al Darwinismo.
Le pagine dell’Antico Testamento descrivono accuratamente l’Arca di Noè, nella quale (secondo la versione mesopotamica) gli animali entrarono a coppie, per salvarsi da 40 giorni e 40 notti di pioggia torrenziale. L’imbarcazione di legno era lunga 300 cubiti, larga 50 ed alta 30, ossia circa 137 metri di lunghezza, 23 di larghezza e 13 di altezza, dimensioni che nulla hanno a che fare con la forma tonda della tavoletta del British Museum.

Per questo motivo Ken Ham, uno dei fondatori dell’associazione Answers in Genesi, ha contestato quel testo antico. “La verità è quella riportata dalla Bibbia, un libro ispirato da Dio ma nel tempo corrotto dai Babilonesi. Le altre leggende di alluvioni sono state create dagli uomini che hanno raccontato il Diluvio di Noè, avvenuto 4400 anni fa“, ha scritto Ham, senza accettare ragioni.
Oggi gli studiosi sono concordi nell’affermare che furono gli Ebrei, durante il periodo Babilonese del VI secolo a.C., ad assimilare i miti e le tradizioni del popolo che li aveva conquistati e deportati. Nel 1872, fu scoperta la prima versione babilonese del diluvio all’interno dell’Epopea di Gilgamesh, l’antico poema babilonese nel quale il re e semidio, nel suo viaggio alla ricerca dell’immortalità, incontra Utnapishtim , l’uomo al quale il dio Ea/Enki ha permesso di salvarsi con le varie specie animali a bordo di una grande nave sigillata con pece e bitume.
Ma lo stesso racconto è presente in versioni ancora più antiche, con protagonista il re Atrahasis (in accadico il molto saggio) e il re sumero Ziusudra (dalla lunga vita). Nomi diversi utilizzati per la medesima vicenda mitica.

C’è da dire che un’arca a forma di scodella,comporterebbe problemi di vario genere, inoltre Il diluvio è riportato in molti antichi miti, cambiano solo i nomi. Tra tutti, quello del diluvio rivela una concezione ciclica del cosmo. Nell’Antico Testamento il diluvio è unico, ma in altri testi (anche di epoche diverse) ha come principale protagonista la Luna .
Per esempio la narrazione babilonese parla di Isthar, la dea Lunare. E’ descritta come la causa del diluvio, ma allo stesso tempo anche la salvatrice dei sopravvissuti, raffigurata nel battello che lei, come Noè, aveva costruito. Il settimo giorno inviò una colomba in segno di pace e di cessato pericolo.
In Cina abbiamo un mito con protagonista la dea lunare Shing- Moo, divinità femminile che per tradizione è comparabile alla Vergine Maria. Dopo il diluvio Shing-Moo manda sulla terra gruppi di persone per il ripopolamento.
Nell’Antico Testamento, il nome Noè è una forma di NUAH, una dea lunare babilonese. La terminologia “Arca” s’identifica anche alla parola indù Argha. Forse il rapporto Luna e acqua può riguardare anche l’influsso della Luna sulle maree.
Il diluvio corrisponde a un cataclisma particolare perchè l’acqua, nella sua simbologia, è rigenerante: distrugge forme e genti ma successivamente c’è una rinascita con una nuova umanità. L’acqua ha una duplice funzione, quella di lavare le colpe e ridare la purezza, come avviene nel battesimo Cristiano.

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