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venerdì 24 aprile 2015

Archeologia. Nazareth: scoperta la casa di Gesù?

Archeologia. Nazareth: scoperta la casa di Gesù?



Venerata da secoli, risale al I d.C., e per la prima volta gli archeologi avvalorano la tesi che vi abitasse Cristo.
La Terra Santa è pronta ad arricchirsi di una nuova meta. Un gruppo di archeologi ha scoperto quella che potrebbe essere stata la casa di Gesù. Si trova a Nazareth, ovviamente, è costruita di malta e calcare, adagiata sul fianco di una collina rocciosa. Lo staff di studiosi  ha annunciato che saranno approfondite le ricerche per stabilire se si tratta effettivamente della casa in cui Giuseppe e Maria hanno cresciuto il loro bambino.
L’edificio, risalente al I secolo dopo Cristo, è ritenuto la sua abitazione fin da tempi remoti, ed è proprio per questo che è sopravvissuta alla rovina degli edifici suoi contemporanei, tutelata da bizantini e crociati, convinti che si trattasse di un luogo sacro. Su di essa sono state costruite prima una chiesa, poi il convento delle Sorelle di Nazareth. E sono state proprio le suore a scoprirla nel 1880, ma solo nel 2006 il gruppo di archeologi inglesi di Reading, guidato da Ken Dark, è riuscito a datare al I secolo d.C. la sua costruzione.
Fino al VII secolo è stata tutelata dall'impero bizantino, che l'ha decorata con dei mosaici e ci ha costruito sopra la Chiesa della Nutrizione. I crociati se ne sono presi cura restaurandola nel XII secolo.
Al suo interno gli archeologi di Reading hanno trovato diversi manufatti: pentole, un fuso, vasi di pietra calcarea. Tutto il necessario per la vita di una famiglia. L'uso del calcare, di cui è fatta anche la collina in cui è scavata la casa, fa inoltre pensare che si trattasse di ebrei, dal momento che
per la cultura ebraica quella particolare roccia non può diventare impura.
«Il fatto che la casa sia stata protetta spiega la sua eccellente conservazione», ha spiegato Dark, «grandi sforzi sono stati compiuti per circondare i resti di questa costruzione con le volte delle chiesa».
Ed è grazie a questa speciale tutela che la casa è arrivata fino ai giorni nostri come uno dei pochissimi resti della Nazareth dell'epoca, di cui gli scavi hanno restituito, perlopiù, tombe e sepolture.
La struttura è divisa in una serie di stanze, una, con il suo portone, è rimasta intatta in tutta la sua altezza. Un'altra aveva una scala adiacente al muro. Oltre il portone sopravvissuto si notano i resti del pavimento in gesso originale. A un certo punto del I secolo, la casa è stata abbandonata e l'area circostante è stata utilizzata come cava. Più tardi è diventata un terreno di sepoltura, e lo testimonia il ritrovamento di due tombe di fianco alla casa. Una di queste ha un piazzale che sconfina all'interno dell'edificio, e per secoli è stata ritenuta quella di San Giuseppe. Ma l'errore, in questo caso, è evidente, dal momento che risale a diversi anni dopo l'abbandono dell'abitazione.
«Sia le tombe sia la casa sono state decorate con mosaici durante l'epoca bizantina», ha spiegato Dark, «ciò suggerisce che fossero ritenuti luoghi di particolare importanza, e probabilmente venerati».
Nel 670 dopo Cristo, l'abate Adomnàn del monastero scozzese di Iona scrisse un resoconto del pellegrinaggio a Nazareth dell'arcivescovo franco Arculf, citando una chiesa situata «dove una volta c'era la casa in cui il Signore è stato nutrito».
Al di là dell'indiscutibile suggestione che lascia l'idea che in quel luogo possa essere cresciuto Gesù, la scoperta offre interessanti rivelazioni sulla Nazareth dell'epoca. A differenza di quanto si è sempre ritenuto, sembra si trattasse di una città vivace, e non di un semplice villaggio.
Il confronto con la cittadina di Zippori, poi, dimostra come i nazareni avessero rifiutato e respinto l'influenza romana, di cui rimangono pochissime tracce nei rinvenimenti archeologici.
«Questo fa pensare che l'area di Nazareth fosse particolarmente tenace nella sua resistenza all'occupazione romana, e legata alla sua identità ebraica», ha spiegato Dark. Il luogo ideale per la crescita di un rivoluzionario come Gesù Cristo.

Fonte:  www.lettera43.it


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