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sabato 30 maggio 2015

Archeologia: Il Santuario di Dioniso

Archeologia: Il Santuario di Dioniso

Gli scavi archeologici hanno messo in luce questo famoso Santuario di Dioniso, la cui creazione si attribuisce a Pisistrato, che costruì un primo tempio piccolino, datato II metà del VI a.C. e dove era custodita l’antica statua lignea del dio.  Successivamente, nel V a.C., fu costruito un altro tempio del dio in questo santuario più grande subito a sud del primo dove fu collocata un’altra statua del dio, crisoelefantina in oro e avorio, autore fu Alkamenes, allievo di Fidia. L’altare non è in asse con i due tempi, forse per lasciare ampio spazio per i sacrifici e cerimonie; una grande stoà destinata a contenere oggetti per il culto e che non ha nulla a che fare con il teatro soprastante. Il santuario era circondato e delimitato da un recinto, il Peribolos. Per il teatro non sono state trovate tracce risalenti al VI a.C., neanche V a.C., poiché c’erano
sedili in legno; gli silografi di età bizantina ci raccontano dell’episodio del crollo delle idrie avvenuto nell’agorà durante le rappresentazioni drammatiche con il seguente spostamento nel teatro. Il teatro fu posto alle pendici dell’Acropoli, ma inizialmente la struttura era lignea e quel che noi abbiamo è la struttura del teatro voluta da Licurgo, nella seconda metà del IV a.C., egli si cura della costruzione del teatro di Dioniso per come è giunto a noi con modifiche e restauri. Resti di una prima fila di sedili in pietra potrebbero risalire al V a.C., poi il resto era tutto in legno, problemi interpretativi restano comunque. Si pensa che una prima forma del teatro non fosse semicircolare ma di forma quadrangolare come un certo teatro arcaico nel demo di Doricos.
Il teatro presenta una parte curvilinea, un semicerchio un po’ più grande degli standard, addossato ad una collina per sostenerne la struttura, il Koilon/Cavea, che presenta anche un sostegno in muratura nella parte superiore soprattutto ai lati dove finisce la cavea c’è il muraglione che si chiama Analemma , questa era quindi la zona adibita al pubblico con una serie di gradinate in pietra, ad intervalli regolari questo Koilon, era interrotto da delle scalette che si chiamano Klimakes  per consentire agli spettatori di salire agevolmente e andare a sedersi su queste gradinate, e queste scalette suddividevano la Cavea in Cunei, Kerkis/Kerkides , davanti in basso c’erano altri sedili, ma riservati alle autorità, la cosiddetta Proedria , per sacerdoti, magistrati, e spesso questi sedili avevano braccioli, spalliere, ecc. tutto questo era posto davanti alla zona centrale che era l’Orchestra ©, da Orcheomoi cioè danzare, era il luogo dove il coro faceva le sue esibizioni, poi c’è un’interruzione della serie gradinata, una specie di ballatoio, chiamato Diazoma , cioè cintura, che serviva sempre per la distribuzione del pubblico sugli spalti. Ai lati del muraglione e dell’Analemmac’erano due corridoi da dove entrava e usciva il coro e questi due ingressi chi chiamavano Parodoi. Nella struttura della tragedia vi era una parte iniziare che si chiamava proprio parodios e designala il momento in cui cominciava a cantare il coro, nel centro dell’orchestra, vi era l’altare del dio per preghiere e sacrifici prima della manifestazione, pare che durante le rappresentazioni fosse presenta anche la statua del dio, l’altare viene chiamato Phymele ; di fronte all’altare vi era la scena, detta Skenè, che ha principalmente lo scopo di creare un fondale architettonico , la sua utilità oltre che scenica era negli ambienti interni dove venivano conservati tutti gli attrezzi relativi alle rappresentazioni, gli altari stavano nello spazio compreso tra la scena e l’orchestra e si muovevano nel Proscenio/Proskenion 


In origine il proskenion era sullo stello livello dell’orchestra, ma col tempo il ruolo degli attori prevalse sul coro, e allora fu rialzato di livello, in età ellenistica è ancora più alto al di sopra di un portichetto e colonne. Pinax significa quadro, durante l’evoluzione delle tragedie, furono introdotte, cominciò Sofocle a farlo, dei pannelli dipinti per creare fondali suggestivi utili alla rappresentazione, vennero creati meccanismi con carrucole per cambiare le varie scene, le carrucole servivano anche per l’ascesa di personaggi e la discesa degli dèi tra gli umani… erano gli effetti speciali del tempo.
Il teatro di Dioniso era un po’ più che un semicerchio e l’orchestra ha una forma più allungata, accanto al teatro vi è un’altra struttura quadrata, l’Odeion di Pericle; la cavea del teatro di azomata ne aveva ben due, ed il secondo corrisponde esattamente al peribalos, un pezzo di quella strada che va tutt’intorno all’Acropoli, tutto il teatro poteva contenere 15000 spettatori, in età ellenistica inoltre era molto usato per le assemblee popolari.
Nella Proedria (nella foto), fila separata da un proedro, era la prima fila dei sedili ed il sedile più importante era quello riservato al sacerdote di Dioniso Eleuterio, il trono risalente all’età arcaica, subì restauri importanti assieme al tempo specialmente in età romana, devastato dal saccheggio di Silla nel 86 a.C., poi furono restauri nell’età di Nerone, di Adriano ma sparì l’altare centrale, perché nel teatro poi ci facevano gli spettacoli gladiatori. Questo trono che ci è pervenuto, del sacerdote, risale per motivi stilistici al I Secolo a. C. ed è decorato a rilievo e sullo schienale sono rappresentati due satiri uno di spalle all’altro, sotto la seduta sono rappresentante due figure vestite all’orientale che lottano rappresentate contro due leoni alati, cioè due glifi, sotto ancora v’è un’epigrafe: “Del Sacerdote di Dioniso Eleuterio”, ma c’erano tanti altri sedili, di cui ognuno ha un’epigrafe per indicare a chi era riservato il posto quindi vi era la carica e non il nome della persona: 
Sacerdote di Zeus Polieus, Sacerdote di Zeus Olimpo, Sacerdote di Zeus e Atena Boulaious, Sacerdote di Apollo Pizio, Sacerdote di Apollo Delio, Sacerdote di Apollo Patroo, Sacerdote dei Dodici Dèi, Sacerdote di Asclepio, Sacerdote di Efesto, Sacerdote di Teseo, Sedili dello stratego, sedili dell’Arconte Re, Eponimo e Polemarco, sedili per i Tesmoteti, Sedile riservato all’araldo sacro, sedile riservato al portatore di torcia. 

Vi erano proedrie anche nella seconda fila ecc. con sedili senza nome; poi sedili riservati a personaggi importanti che la città voleva onorare concedendo loro la proedria con un’iscrizione quando poi moriva cancellavano l’iscrizione e ne facevano una nuova. Tutti questi sedili appartengono a varie epoche: I Secolo a.C.; età di Adriano II Secolo d.C. con qualche sedile del III Secolo.

Attorno al santuario vi erano tanti monumenti dedicati al dio, tra cui i cosiddetti Coregici, dedicati al dio dai Coreghi, cittadini incaricati di finanziare le rappresentazioni a loro spese, i monumenti erano prevalentemente tripodi di bronzo, su basi e questa strada ancora oggi viene chiamata Via dei Tripodi.


Fonte: http://storiaromanaebizantina.altervista.org/

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