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martedì 5 maggio 2015

Gli antichi riti funerari e le libagioni nel mondo egeo.

Gli antichi riti funerari e le libagioni nel mondo egeo.


All’inizio del II Millennio a.C., la sfera del sacro sembra essere racchiusa nei contesti funerari. Nel mondo Egeo, ad esempio, si nota la presenza di edifici con recinti pavimentati e altari nelle necropoli della Messarà, a Mochlos, ad Archanes e, fuori Creta, a Lakkoudes a Nasso. In altre aree cretesi abbiamo un edificio sotterraneo, accessibile con una scala, al cui interno sono state trovate offerte dedicate a un culto ctonio, ossia alle divinità sotterranee. Si è pensato che nelle necropoli i riti non riguardassero solo il culto dei morti, ma anche riti legati alla fertilità, o comunque non in stretta relazione con la morte. Il ritrovamento di un manufatto ceramico con quattro uomini che danzano, suggerisce che l’area pavimentata poteva essere utilizzata per danze. I rinvenimenti nelle necropoli egee di simboli della fertilità, come falli di terracotta, vasi a forma di bue e doppie asce cerimoniali, e il fatto che lo stesso culto della fertilità, le doppie asce, la Dea dei Serpenti saranno poi trasferiti nei palazzi, sotto l'autorità centrale, confermano questa ipotesi, anche se i modelli con
figure umane che fanno offerte ai morti o preparano il pane sembrano legati alla sfera delle offerte funebri. Qualche tavola per libagioni posata nelle aree pavimentate, testimonia anche un culto collettivo fuori dalle necropoli. Più difficile è stabilire l'esistenza di luoghi di culto coperti, pur se in un edificio a Myrtos è stata trovata una grande quantità di statuette. In genere si considera segno di attività cultuale la presenza di tavole per la libagione (kernoi) di pietra, in relazione con le corti pavimentate, e di alcuni vasi rituali, come la ceramica antropomorfica e zoomorfica usata per libagioni. Verso il 1700 a.C. nascono i culti nelle cime delle montagne, attestati dal rinvenimento di ceneri miste ad ossa animali, statuette umane e animali, coppe, vasi miniaturistici, modelli di terracotta, sigilli, bronzi, tavole per le offerte. 

Nello stesso periodo si data l'inizio del culto in santuari in grotta, anch'essi con tracce di frequentazione più antiche che risalgono al periodo precedente, se non al Neolitico. Sempre in periodo protopalaziale si datano alcuni santuari all'interno degli insediamenti, con edifici costruiti in posizione elevata con al centro una corte aperta con un pozzo, forse dedicati a culti legati all’acqua. All'interno è stato trovato materiale di culto che comprende statuette a forma umana, una tavola circolare per libagioni, vasi di pietra e contenitori di piccole dimensioni per unguenti, oltre a contenitori per l'immagazzinamento e pesi da telaio. In altri edifici sacri sono presenti vasi per la conservazione di derrate alimentari e vino, insieme a oggetti legati al culto. A partire dal 1650 a.C.,  si hanno testimonianze iconografiche e archeologiche della formazione di una classe sacerdotale che partecipa a rituali di offerta e sacrificio, a processioni e danze, e il palazzo emerge come centro cultuale. Le cerimonie erano officiate negli spazi aperti o nelle sale da banchetto. La crescita economica e sociale di Creta porta a un aumento dei segni gerarchici e allo sviluppo di santuari extraurbani, soprattutto santuari sulle cime, che già esistevano prima della fondazione dei palazzi, ma che ricevono rinnovato impulso dalle nuove élites, con offerte particolarmente ricche (bronzi, armi, gioiellerie, vasi di pietra e di argilla depurata). Le divinità adorate in questi santuari hanno diverse origini; alcune dovevano derivare dal periodo precedente, anche se si trovano scarse testimonianze (statuette femminili di pietra o terracotta, uccelli o rhytà a forma di toro). Nuove immagini di divinità si ritrovano su sigilli e amuleti durante tutto il XVII a.C. e mostrano nuove divinità minoiche. Gli oggetti votivi più ricchi sono quelli che si rinvengono nei santuari di vetta e, in base alla loro funzione o alla loro natura, essi sono stati recentemente suddivisi in tre categorie: intrinseci, convenzionali e specifici. I votivi intrinseci sono quelli donati alla divinità soprattutto per il loro valore, quindi oggetti personali come gioielli o oggetti da bagno, ma anche armi o utensili. I votivi convenzionali sono quelli che si dedicano per il ruolo rituale e sono di varia natura: ceramica per libagioni, rhytà, tavole per offerte, lampade, doppie asce, statuette di adoranti, corna di consacrazione; l'offerta di animali rientra in questa categoria e poteva essere accompagnata o sostituita dall'offerta di statuette zoomorfe, come indica la corrispondenza tra le ossa degli animali sacrificati e le statuette.

 I votivi specifici implicano una situazione o un rapporto particolare con la divinità e consistono in oggetti legati alla fertilità umana (figurine di rapporti sessuali, di donne in gravidanza o durante il parto o che allattano, figure di organi sessuali maschili e femminili), alla fertilità della natura (figure di rami di fiori, kernoi per l'offerta delle primizie, statuette di animali), alla salute (soprattutto votivi anatomici), alla guerra (armi, scudi e scudi in miniatura), all'artigianato (attrezzi di lavoro), ai giochi (tripodi, vasi di bronzo, figure di carro). I votivi trovati nei santuari extraurbani sono relativi ai riti che vi si svolgevano, che sembrano interessare soprattutto la sfera dell'iniziazione maschile e femminile e quella della fertilità della natura.
 Negli edifici più importanti sono riconoscibili ambienti dedicati al culto, ai quali si accedeva attraverso un locale d’ingresso associato a bacini lustrali. Nei palazzi, invece, il culto minoico si svolgeva nei cortili.
Negli affreschi miniaturistici e in quello della processione di Cnosso si nota una grande partecipazione di folla. Uno degli elementi di diffusione di questa nuova ideologia culturale e religiosa è la pittura vascolare. Le rappresentazioni a carattere sacro che appaiono sugli affreschi a Creta o a Thera venivano ripetute sui vasi, che subivano così un processo di sacralizzazione per un eventuale uso cultuale. I pochi esemplari prodotti fecero dei vasi in stile marino uno status symbol che contraddistingueva il proprietario come appartenente all'élite. Questa concentrazione di culti nei pressi degli insediamenti si può vedere come un accentramento da parte del sistema palatino. Non si nota una grande diffusione della religione minoica fuori Creta, tranne che a Santorini, dove sono state trovate strutture sacre di tipo miceneo. A Epidauro, in un santuario all'aria aperta con un altare, sono state trovate offerte di tipo minoico, tra cui le doppie asce. Qualche informazione sui rapporti fra minoici e micenei proviene dalla lettura dei testi in lineare B, dai quali si conosce l'esistenza di sacerdoti, di entrambi i sessi e diversi nomi di divinità, alcune conosciute anche in periodo storico (Zeus, Hera, Posidone, Hermes), altre ignorate successivamente (Diwia, Marineus, Ko-ma-we-te-ja). Tra le rappresentazioni figurate particolarmente interessante è, dalla Sala dell'Affresco a Micene, la scena di due divinità affrontate, rispettivamente con lo scettro e la spada, che suggestivamente sono state interpretate come Atena ed Hera. Con la caduta dei palazzi micenei la dedica di statuine sembra continuare e in alcuni casi sono riutilizzati esemplari vecchi, come a Phylakopi. La religione micenea sembra subire un'interruzione alla fine dell'età del Bronzo, quando le offerte di oggetti votivi termina e molti luoghi di culto vengono abbandonati.

Nelle immagini: bronzetti nuragici legati alle libagioni.


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