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mercoledì 24 febbraio 2016

Archeologia. Insediamento umano di 300.000 anni fa scoperto in Francia

Archeologia. Insediamento umano di 300.000 anni fa scoperto in Francia



Durante i lavori di costruzione di un grande canale su un terreno di 17 ettari, iniziati nel 2010, è stata fatta una importante scoperta archeologica. Si tratta di un livello paleolitico scavato al momento per 3.200 metri quadrati dagli archeologi, in oltre 4 mesi. Il terreno era occupato più recentemente nel Paleolitico Medio (80.000 anni) e appartiene ai Neanderthal. Venti i siti di questo periodo sono già noti nel nord della Francia. Ma i due livelli inferiori, appartenenti sempre ai Neanderthal, appartengono alla prima fase del Paleolitico medio durante un periodo interglaciale – il Saalian – tra 190.000 e 240.000 anni fa. Le scoperte dei siti di questo periodo sono rari e, nel nord della Francia, a soli scavi nel 1999 (circa Beauvais) e Biache St. Vaast nel 1976 (Pas-de-Calais) hanno prodotto depositi ben conservati contemporanei. Infine, e questa è l’eccezionale scoperta, il più antico livello datato ad almeno 300 000 anni fa, appartiene alla cultura paleolitica acheuleano. Gli strumenti di selce trovati a questo livello sono state modellate dagli ultimi uomi appartenenti all’Homo heidelbergensis o da i primi uomini di Neanderthal. Diverse centinaia di selci si trovano nello
strato di 300 000 anni fa. A sette metri di profondità, lo scavo ha rivelato tre grandi cicli climatici attraverso i successivi periodi glaciali e interglaciali (il Holsteinian il Saalian e Weichseliana). I contenuti del livello più antico sono perfettamente conservati in condizioni di terreno umido ed ha prodotto finora diverse centinaia selci compreso il bifacciale. I numerosi bifacciali trovati oggi sarebbe stati importati da qegli ominidi al sito, per poi essere usati comunemente. Potrebbero essere stati usati coltelli per la macellazione, ma questa ipotesi deve essere confermata da ulteriori analisi. I resti organici (ossa e legno) non sono purtroppo stati conservati a causa dell’acidità del suolo. Tuttavia, la distribuzione dei resti litici e gli ulteriori studi forniranno elementi chiave per ricostruire il comportamento e lo stile di vita di questi primi europei.
Giungendo a epoche più vicine a noi, nell’Europa di 45.000-10.000 anni fa, i lunghi periodi estremamente freddi si alternavano con fasi a clima relativamente moderato. Il picco di glaciazione massima fu raggiunto ca. 20.000 anni fa, quando i cacciatori raccoglitori si ritirarono nelle zone temperate intorno al Mediterraneo, come Italia meridionale e Penisola Iberica. 45.000 anni fa, l’Homo sapiens aveva iniziato a popolare il Continente. Ma non era la sola specie vivente in Europa. C’era anche l’uomo di Neanderthal. Secondo le ultime datazioni, questi scomparve dalla scena 6000 anni dopo. In ossequio alla tradizione, l’Homo sapiens che popolò l’Europa a partire, approssimativamente, da 30.000 anni fa, viene denominato Cromagnon dal riparo francese Abri Cro-Magnon situato nella Dordogna e importante sito di ritrovamento dei suoi resti. È a lui che sono attribuite le splendide “Veneri” realizzate all’alba dei tempi, le pitture parietali più suggestive di caverne e ripari, le incisioni artistiche, l’invenzione dei propulsori che rivoluzionò l’uso delle lance da tiro. Nelle zone mediterranee, come Italia meridionale, Penisola Iberica e Grecia, il clima era tuttavia relativamente mite. In Italia settentrionale ed Europa centrale e occidentale c’era la tundra, mentre più a nord tutto giaceva sotto una coltre di ghiaccio. Si pensa che il Cromagnon fosse muscoloso e atletico, in effetti alcuni reperti dimostrano che raggiungeva facilmente 1,90 m di altezza. Le sepolture meglio conservate presentano individui di entrambi i sessi abbigliati con raffinati abiti di pelle, berretti ornati da migliaia di perle, e accompagnati da un corredo funerario di tutto rispetto. La varietà degli animali da essi cacciati trapela dai dipinti parietali di grotte e ripari: cavalli selvatici, mammut, cervi, leoni e orsi delle caverne, antilopi, rinoceronti, bisonti, volpi e stambecchi. Impronte di mani e piedi restano, nell’oscurità delle grotte, testimoni muti del loro passaggio. E poi ci sono ancora quegli elementi magici dell’immaginario arcaico che colpiscono particolarmente l’osservatore: la frequenza di figure e simboli femminili, misteriosi punti, strane linee di diversi colori, e le enigmatiche creature per metà uomo e per metà animale.



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