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domenica 7 febbraio 2016

Archeologia e numismatica. Moneta con attestazione bilingue dell’antico nome della città di Lixus, di Roberto Casti

Moneta con attestazione bilingue dell’antico nome della città di Lixus
di Roberto Casti


Rarissima moneta (tre soli esemplari noti) in bronzo con iscrizione neopunica - diametro 28 mm., peso 10,63 gr. - proveniente da Lixus, città di fondazione fenicia della Mauretania, la cui denominazione LKŠ di età  punica richiama l’antica LKŠ (Lachish) della  Palestina,  residenza dei re cananei (v. Movers 1850 p. 540). Seconda metà del I sec. a.C..  Già collezione Patrick Villemur rivenduta all’asta nel 2008.
Descrizione
Al dritto: è rappresentata la testa di personaggio o divinità maschile con copricapo conico a pileo con pendaglio e legenda in scrittura neopunica MP‘L LKŠ a dx.. L’immagine potrebbe rappresentare per alcuni studiosi un dignitario locale o, secondo altri, la raffigurazione di KŠR ovvero Chousor/Kothar/Ptha, il dio artigiano e architetto il cui nome significa ‘esperto’ (v.  Lipinski 1995 pp. 108-109); divinità nota solo indirettamente da iscrizioni puniche e neopuniche del Nord Africa quale componente di nomi teofori del tipo ‘bdkšr = servo di KŠR.  
Al rovescio: naos su basamento ornato e trabeazione con disco solare alato e fila di urei; colonne con
capitello a doppia corolla. A sn. legenda LIX, l’antico nome punico della città di Lixus impresso  in caratteri latini con identica pronuncia del toponimo LKŠ impresso al dritto in caratteri neopunici.
Legenda e differenti trascrizioni
La medesima iconografia del naos la ritroviamo anche in altre monete da Lixus che presentano  sull’altra faccia il motivo del grappolo d’uva. Su altre monete è raffigurata la divinità associata al motivo dei pesci o della spiga di grano, con impressa  la consueta legenda neopunica MB‘L/MP‘L LKŠ (cfr. J. Müller 1862 pp. 155-161 figg. 234, 238, 240; Callegarin - Pau Ripollés 2012 pp. 182-183, 186; B. Mora Serrano p. 23 Pl. 6; Oggiano 2008 p. 295 fig.1 a e b).
La formula amministrativa  MP‘L  che significa  “opera di”, trascritta anche MB‘L e  interpretata: “dei cittadini di”,  insieme ad altre formule come MHLM = “conio di”  e  P‘LT con analogo significato di MP‘L, viene introdotta sulle  monete di Cadice già a partire dall’ultimo quarto del III sec. a.C. dove compare in lingua punica la scritta MP‘L ’GDR  come possiamo  leggere nella foto seguente. (Cfr.  Moreno Pulido 2009 pp. 290 291 Tav III;  Mora Serrano 2012 pp. 152-153 fig. 3 ; Estarán Tolosa p. 351; Herrera Rando 2013 pp. 64-66).


                       
Le formule MP‘L o MB‘L  - P‘LT o B‘LT  (a seconda  delle differenti letture) + toponimo  verranno  poi estese anche a Lixus ( LKŠ ),  a Sexi ( SKS ) e a Tingi ( TYNG’ ) (v. Estaran Tolosa 2012 p. 351) come si riscontra in alcune monete della Mauretania Tingitana con testa di divinità al dritto e spighe di grano al rovescio su cui è impressa la legenda neopunica P‘LT o B‘LT TYNG’, il nome punico dell’odierna città di Tangeri (v. Müller1862  pp. 144- 153; Boube 1992 p. 257).


                                               
Per quanto riguarda la trascrizione della legenda che accompagna le diverse monete è opportuno sottolineare come in alcuni casi la lettura della formula non sia trascritta  in maniera uniforme dagli studiosi, ma si hanno differenti letture per una stessa moneta e quindi,  diversamente  tradotta.
Queste in sintesi le due letture proposte: MP‘L  oppure MB‘L+ nome di città.
Già a partire dal XVIII secolo esistono differenti ipotesi di trascrizione e di interpretazione della legenda monetale in questione. Per alcune monete provenienti da Cadice L.J. Velásquez legge MB‘L ’GDR che interpreta: “El Sol (ndr Hércules)  domina en Cadiz” ( L.J. Velásquez 1752 pp. 149 -152; Tav. XVII n.11), mentre venti anni dopo F.P. Bayer legge in quelle stesse monete  MP‘L (miphal) ’GDR (Agadir) e così interpreta: “obra, fabrica, o moneda de Cadiz” (Bayer 1772 pp. 373-374); due posizioni tuttora contrapposte.

Così Müller riassumeva la questione della differente lettura  P  o  B  su alcune  monete di  Tingis (Müller  1862 pp. 150-151 e  pp.158-159. Riporto in caratteri latini le legende scritte in ebraico nel testo originale).

“Ces mots ont été différemment interprétés, notamment de deux manières, suyvant  qu on apris le caractère  “ )”   pour un beth ou pour un phe.[…]Hamaker  et autres lisent  B‘LT  et MB‘L, on traduit dominatio ou magistratus et a domino ou  a dominis.  P. Bayer et d’après lui, Tychsen  preférant la lecture  P‘LT  et MP‘L , les ont rendus  par opus , fabrica, avec le sens de monnaie.
Gesenius a transcrit ces legendes B‘LT et MB‘L  et renvoyant à l’emploi de ces mots  dans le Vieux Testament, en a donné pour traduction civitas et a civibus.

Poi prosegue  presentando le varie posizioni di Lindberg, De Saulcy, Movers, Judas ed altri studiosi dell’epoca sottolineando peraltro come per lui fosse assolutamente certa la lettura  MP‘L sulla moneta n. 235 proveniente da Lixus (cfr. Müller  1862  pp. 158-159).
Ancora oggi si ripropone la stessa contrapposizione ottocentesca; infatti attualmente alcuni studiosi leggono la formula MB'L LKŠ intesa come comunità  civica, comunità di cittadini, letteralmente: dai cittadini di Lixus (sulla questione cfr. Acquaro 1987 pp. 235-237; DNWSI 1995  alle voci mb‘l p. 591 e myp‘l p. 622; Manfredi 1993 pp. 95-102, Id. 1995 pp. 88-90, Id. 2007 pp. 257-298; Garcίa-Bellido 2013 pp. 308-309; Filigheddu 2007 pp.166 sgg.,195 e 216; Belmonte Marin 2010 p.190 e nota 82).

Questa che segue è la netta posizione a favore della lettura  MB‘L da parte di Juan A. Belmonte Marin:

…Somos de la opinion que la lectura correcta para la anterior trascripciόn mp‘l ( en las monedas de Gades, Sexi y Tagilit ) debe ser mb‘l […] y posibilmente signifique  “ comunidad civica ”…

 Nettamente contrari altri studiosi che leggono e trascrivono MP‘L LKŠ - peraltro nemmeno  contemplato nel DNWSI (cfr. Belmonte Marίn 2010 p. 190 nota 82) – e interpretano la  formula: “fabrication  de Lixus” - “made in Lixus” (v. Solá Solé 1980; Callegarin  2011 pp. 43-44,  Pl. 3; Callegarin e Ripollès 2012 p. 177; p. 186 fig. 1).




Così riassumono infatti la questione Callegarin e Ripollès nel Bulletin d’Archeologie Marocain n. 22 del 2012 a p. 177 nota 8: “ L’ècole italienne demeure étrangement fidèle à la transcription MB‘L LKŠ de la légende néopunique, traduite « émanant des citoyens de Lixus » (Acquaro E. 1987; Manfredi L.I. 1995, p. 88-90)”.
Dall’esame della documentazione a nostra disposizione e dall’analisi della legenda con scrittura neopunica della moneta qui presentata, posta a confronto con la scrittura punica della moneta di Cadice (v. supra  moneta con motivo dei pesci) da cui  ha  avuto origine la formula,  emerge chiaro, almeno a mio parere, come la seconda lettera dell’iscrizione punica sulla moneta di Cadice sia  certamente  P e non B; in quella fase cronologica la B sarebbe stata  di tutt’altra forma, ovvero  un ‘beth’ con occhiello, senza dubbio più coerente con le restanti sette chiarissime lettere puniche.
Ritengo pertanto più che probabile una lettura analoga MP‘L LKŠ anche per la legenda della nostra moneta da Lixus, che ricalca in scrittura neopunica la medesima formula punica introdotta nelle monete di Cadice da cui direttamente deriva e quindi più plausibile l’interpretazione fatto/fabbricato a Lkš, cioè Zecca di Lixus, il nome latino attribuito dai romani alla città punica di Lkš (Lix) dopo la caduta di Cartagine.

Riferimenti Bibliografici  
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