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domenica 24 aprile 2016

Sa die de Sa Sardigna, il giorno dedicato al popolo sardo.

Sa die de Sa Sardigna, il giorno dedicato al popolo sardo. 



Sa die de sa Sardigna è la festa del popolo sardo che ricorda i cosiddetti "Vespri Sardi", cioè l'insurrezione popolare del 28 aprile 1794 con il quale si allontanarono da Cagliari i Piemontesi e il viceré Balbiano in seguito al rifiuto del governo torinese di soddisfare le richieste dell'isola titolare del Regno di Sardegna. 
I Sardi chiedevano che venisse loro riservata una parte degli impieghi civili e militari e una maggiore autonomia rispetto alle decisioni della classe dirigente locale. Il governo piemontese rifiutò di accogliere qualsiasi richiesta, perciò la borghesia cittadina con l'aiuto del resto della popolazione scatenò il moto insurrezionale. 
Il movimento di ribellione era iniziato già negli anni Ottanta del Settecento ed era proseguito negli anni Novanta toccando tutta l'isola. Le ragioni erano di ordine politico ed economico insieme. 
Il motivo del malcontento popolare era dovuto anche al fatto che la Sardegna era stata coinvolta nella guerra della Francia rivoluzionaria contro gli stati europei e dunque contro il Piemonte. Nel 1793 una flotta francese aveva tentato di impadronirsi dell'isola, sbarcando a Carloforte e insistendo successivamente anche a Cagliari. I Sardi però opposero resistenza con ogni mezzo, in difesa della loro terra e dei Piemontesi che dominavano allora in Sardegna. Questa resistenza ai Francesi aveva entusiasmato gli animi, perciò ci si aspettava un riconoscimento ed una ricompensa dal governo sabaudo per la fedeltà dimostrata alla Corona. 
La scintilla che fece esplodere la contestazione fu l'arresto ordinato dal viceré di due capi del partito patriottico, gli avvocati cagliaritani Vincenzo Cabras ed Efisio Pintor. Siamo appunto al 28 aprile del 1794: la popolazione inferocita decise di allontanare dalla città il viceré Balbiano e tutti i Piemontesi, che nel mese di maggio di quell'anno furono imbarcati con la forza e rispediti nella loro regione. Incoraggiati dalle vicende cagliaritane, gli abitanti di Alghero e Sassari fecero altrettanto. 

Fonte: www.sardegnacultura.it

1 commento:

  1. Per me Sa Die è un'altra, non questa. La data da commemorare è il 30 giugno. In quel giorno fatidico del 1409 si svolse la battaglia di Sanluri. Non si tratta di celebrare la più tremenda delle sconfitte che decise le sorti della nazione sarda per i secoli a venire. Non si festeggiano i macelli. Però si dovrebbe ricordare il sacrificio e la generosità di quelle migliaia di sardi uniti contro l'invasore per difendere la propria terra e la propria dignità di popolo. Il luogo dove il terreno s'impregnò di sangue caldo porta ancora il ferale nome di occidroxiu. L'ammazzatoio.
    So che a molti su quell'evento piace spippettarsi pensando alla Bella di Sanluri. Quello che una critica distorta ha dipinto come vate del meticciato, violentandone l'intima poetica, però scrisse: "I sardi che hanno anima non saranno placati, come lupi son sui varchi".
    Quella del 28 aprile è la rivolta della borghesia cittadina contro l'avidità dei piemontesi. Ne ottennero la cacciata con l'aiuto del popolino (cittadino) e i sabaudi vennero gentilmente accompagnati fuori senza torcergli un capello. Qualche sputo tutt'al più. Il più era fatto, ma bisognava governare l'isola autonomamente, determinare come e chi dovesse farlo. Si sa, ben presto volarono gli stracci e i piemontesi vennero richiamati.
    Se non altro servì almeno a preparare il terreno per il futuro valoroso tentativo di G. M. Angioy.

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